Archive for gennaio, 2012


Guano Apes

Ci sono momenti che DEVONO essere vissuti. Anche ad anni di distanza.

Guano

Sii il tuo Miracolo…

Quìeora

C’è una sensazione che si presenta solo in certe occasioni: quando salta la corrente, ai funerali, quando si sente uno sparo, quando qualcuno sta male. In quel momento il tempo si ferma. Immobile ogni istante dura un’eternità ed ogni momento è vissuto, assaporato fino in fondo. Credo che per questo motivo alcune persone vadano in cerca del pericolo; credo che siano alla ricerca di questo momento perfetto, che si può creare solo mettendo da parte la mente e portando l’attenzione al qui e ora.

Innocenza: da “in”: non; e “nocere”: nuocere. Che non nuoce.

L’innocenza è in effetti la virtù dei bambini per antonomasia; coloro che non sono in grado di nuocere.
Poi crescendo, e dovendosi difendere dalle minacce dell’ambiente che ci circonda si sviluppa una naturale aggressività.
Ma è ancora possibile coltivare “l’innocenza”? Beh, penso di sì. Penso che proprio in quest’epoca, e per l’epoca a cui stiamo andando incontro coltivare l’innocenza anche da adulti non sia solo possibile, ma anche qualcosa di costruttivo, quasi necessario. Siamo arrivati ad un punto in cui non abbiamo più nulla da temere. Potremmo scegliere 1 mq qualsiasi della terra che calpestiamo su cui dormire senza alcuna protezione, e al 99% non avremmo nulla da temere. Non c’è più il pericolo, se non in pochi casi, di venire sbranati da leoni, lupi, orsi o altri animali selvatici. L’uomo ha dominato la natura, seppur con la violenza, ma si è creato una “terra sicura” dove il rischio di essere sopraffatti dalla natura stessa è ben delimitato in specifiche aree. E quindi? Perchè non riusciamo a coltivare l’innocenza? Che cosa ci spinge a sviluppare l’aggressività come arma di difesa?
Basta guardare contro chi usiamo quest’arma per trovare la risposta: i nostri simili. In nessuna specie animale un essere attacca un altro, se non per motivi di sopravvivenza od altri istinti, ma non di certo per la paura di essere sopraffatto che porta a sopraffare a sua volta! E invece l’uomo combatte contro il suo simile invece di collaborare come farebbe qualsiasi branco.(Ecco perchè la scimmia ride! Perchè ha capito che abbiamo sbagliato noi ad “evolverci”! XD)
Il mondo che io sogno è abitato da una società che lavora per se stessa e non per il proprio ego. Una società che lavora per la collettiva sopravvivenza (e così facendo, al punto a cui siamo arrivati, avremmo bisogno di lavorare ben poco per garantirci la sopravvivenza). Una popolazione di persone che ripettano il prossimo, dove puoi scegliere di lasciare tutto disponibile a tutti e nulla verrebbe rovinato perchè siamo tutti assieme, perchè tutto è di tutti. Un mondo dove la collaborazione è sinonimo di riuscita; di vittoria senza la guerra. Quella guerra che è solo contro noi stessi.
E ciò che ci impedisce di realizzare tutto questo è la paura. Non un dato di fatto, ma la paura di qualcosa. Sottometto l’altra persona perchè altrimenti lei sottometterebbe me. E se non fosse così? E se questa non fosse stata la sua intenzione?  “figuriamoci, sono tutti così” ti senti dire; ma forse vediamo troppo di noi stessi negli altri. Dovremmo domandarci se effettivamente, visto che noi saremmo i primi a sottomettere il prossimo, non dovremmo essere noi ad essere messi sotto controllo, perche ci lasciamo dominare dalla paura. Tutto questo a causa di una supposta minaccia.

Paura: pavùra dal lat. Pavorem. Formato su PAT-VEO: io temo.

È già da diverso tempo che penso di provare il digiuno. I suoi benefici sono comprovati e l’idea di ripulirmi delle “scorie” mi ha sempre attirato.

Ma evidentemente, per questo inizio anno, era in serbo per me un altro tipo di digiuno che va a purificare, non il corpo, ma la mente; è sempre lei, la mente, che dobbiamo continuamente tenere ripulita, ed ogni volta che pensiamo di aver finito ecco che appaiono nuove ragnatele.

Il digiuno che mi è toccato è stato quello telematico: quindici giorni senza internet. Un nonnulla si direbbe: ma fino a che punto questo è vero? Sapevo già che la cosa mi avrebbe messo alla prova.

Durante la prima settimana ho avuto una breve crisi d’astinenza. Sì, perchè internet fa parte di quella gamma di “oggetti” che ti cambiano la vita ampliando gli orizzonti delle possibilità, come lo sono anche lo stipendio e l’auto. Per questo motivo spesso i cambiamenti di carattere delle fasi della vita in cui acquisiamo questi oggetti sono accompagnati da una maggior sicurezza di sé. Ci sentiamo bene perchè sentiamo di avere maggiori possibilità e sfioriamo la libertà con la punta delle dita.

Ne avevo già avuto un assaggio tempo fa quando sono rimasto senza auto per un paio di giorni, e la mia mente ancora abituata ad espandersi nell’universo di possibilità dato dall’autonomia di avere un mezzo di trasporto proprio si ritrovava a pensare “potrei andare a fare quella cosa là oggi, e domani quell’altra” per poi ripiombare nella realtà nella quale non c’era questa possibilità perchè ero senza un mezzo di trasporto.

Superata, senza molti rimpianti, questa lieve crisi d’astinenza è apparso qualcos’altro: il senso di limitatezza. Perchè internet è effettivamente uan finestra sul mondo, e quando gli altri sono affacciati a questa finestra puoi comunicare con loro, e se hai un idea la puoi condividere, e tutte le informazioni che ti servono sono già a portata di mano. Internet ti connette col mondo.

Ma da dove viene questa necessità? Perchè c’è questo bisogno di sentirsi connessi col tutto? È sicuramente indice di una mancanza; o almeno della sensazione o impressione di questa. Eppure noi siamo già connessi col tutto. Oppure no? Beh, il sincronismo ci domostra che lo siamo, ma allora perche non possiamo goderne allo stesso modo in cui godiamo di internet?

Forse la risposta sta proprio in quel “noi”. Chi siamo? È forse la domanda più difficile a cui rispondere. Più che una domanda è un viaggio; un vero e proprio koan. Quale parte di noi sente il bisogno di questa connessione? Quale parte si sente isolata dal Tutto? Beh, facendo una analisi logica potremmo dire che è il nostro lato razionale a sentirsi sconnesso, perchè l’irrazionale vive nella sincronicità. E proprio questa sensazione, questa “paura di rimanere da solo” lo spinge a cercare la connessione con il Tutto.

Asato ma sad gamaya, Dall’irreale conducimi al Reale
tamaso ma jyotir gamaya, dalle tenebre conducimi alla Luce
mrtyor mamrtam gamaya dalla morte conducimi all’Immortalità

(Brhadaranyaka Upanisad: I, III, 27).

i bordi dello stagno

Dove sono i miei limiti?
Non li vedo. Mi impongo dei limiti dati dalla mente; puramente convenzionali per il quieto vivere. Anzi, nemmeno per quello, ma solo perchè so che si dovrebbe fare così.
Il carattere di una persona solitamente si espande fin dove non incontra un ostacolo, come l’acqua di uno stagno.
Perchè il mio no? Perchè non sento i miei limiti?